ERBA MEDICA
Medicago sativa
L’erba medica è una leguminosa foraggera poliennale azotofissatrice in grado di produrre in un triennio oltre 4.000 kg per ha di proteina grezza e di fornire alle colture che seguono circa 300 kg di azoto (30-40 % al primo anno, 20-25% al secondo e 10-15 % al terzo).
L’erba medica ha la massima complementarietà con la coltura del mais, sia dal punto di vista agronomico (aumenta la fertilità chimica e fisica del terreno), sia dal punto di vista alimentare per i bovini da latte, produce infatti un foraggio di elevato valore nutrizionale. La possibilità di migliorare l’autosufficienza aziendale per la frazione proteica riduce i costi della razione ed aumenta l’indipendenza dell’azienda dal mercato.
Azoto fissazione simbiontica
L’apparato radicale della medica instaura naturalmente un rapporto di simbiosi con i rizobi presenti nel terreno. Il rizobio specifico (Sinorhizobium meliloti) penetra nelle radici e, sfruttando l’energia messa a disposizione dalla pianta, fissa l’azoto atmosferico e lo cede alla pianta in quantità più che sufficienti per svolgere il ciclo colturale.
Un apparato radicale profondo
Già alla fine del primo anno l’apparato radicale della medica, costituito da un fittone e da un complesso sistema di radici sottili, consente alla pianta di esplorare zone del suolo alla profondità di oltre 1,5 metri, conferendo alla pianta una notevole resistenza alla siccità.
Lo sviluppo di un potente apparato radicale, la crescita vegetativa continua (circa 240 giorni l’anno), la copertura del suolo e la riduzione degli interventi di lavorazione del terreno, consentono all’erba medica di svolgere funzioni di salvaguardia ambientale come la mitigazione dei fenomeni erosivi e di ruscellamento degli elementi nutritivi.
Migliori prestazioni produttive
L’avvicendamento con erba medica consente di migliorare le rese produttive del mais in successione. In appezzamenti in cui il mais seguiva l’erba medica le rese produttive sono state superiori, dal 10% al 14% in più rispetto a quelle registrate negli appezzamenti di mais in monosuccessione con un consumo diretto e indiretto di energia non rinnovabile inferiore di oltre il 35%.
La rotazione favorisce inoltre la riduzione della pressione degli insetti dannosi.
Incremento del sequestro di carbonio
Studi effettuati in differenti aree geografiche hanno evidenziato come i sistemi colturali che prevedono nei loro avvicendamenti l’erba medica siano caratterizzati da uno stock stabile di carbonio organico nel suolo più elevato di quello presente in sistemi colturali basati sulla monosuccessione di mais. Sequestrare carbonio nel suolo attraverso l’accumulo della sostanza organica contribuisce significativamente alla mitigazione del cambiamento climatico, riducendo la quantità di CO2 presente in atmosfera.
Salvaguardia della biodiversità e del paesaggio
La coltivazione dell’erba medica grazie alla durata poliennale del ciclo colturale, al limitato uso di fitofarmaci e di fertilizzanti, può costituire un ottimo ambiente per la salvaguardia della biodiversità.
Bibliografia
Tabacco E., Borreani G., 2014. Sistema foraggero più efficiente se si coltiva erba medica. L’Informatore agrario, 70. (1), 36-39.
Tabacco E., Giaccone D., Revello Chion A., Comino L., Borreani G., 2015. Erba medica, scelta ideale per il greening. L’Informatore Agrario, 71 (1), 2-5.